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Artmix di Germano Celant

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Admin
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Registrato: 2 anni fa

Ho letto un libro ARTMIX DI GERMANO CELANT

Germano Celant è stato uno storico e critico di Arte e ha pubblicato centinaia di libri, questo nel titolo ha stuzzicato il mio interesse perché il sottotitolo è “ flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione”.

Ero sicuro che avrei trovato argomenti che potessero completare il mio bagaglio di conoscenze tra le varie arti e il loro potenziale mescolamento.

Come voi sapete sono un collezionista di Tavole originali di fumetti e un lettore (ormai molto selettivo) di fumetti; nel leggere i vari capitoli mi sarebbe piaciuto quindi una spiegazione di come il fumetto possa entrare nella storia delle arti e di quale sia il suo spazio.

Avrò modo di parlare e approfondire questi aspetti ma oggi partirei da una negatività.

Perché nel titolo si parla di arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione e non compare il fumetto?

E ancora guardate l’indice, tanti capitoli  per descrivere i vari settori dell’arte ma nessuno per il fumetto.

Soprattutto perché anche a me è parso normale non trovarlo?

Cosa non va nel fumetto?

Analizziamolo:

  1. Sceneggiatura presente come nei film
  2. Disegno presente come nell’arte pittorica
  3. Intrattenimento,triller,azione fantascienza presenti

 

Anche il famoso Umberto Eco che tanto sembra aver fatto per il fumetto,  in Apocalittici e Integrati del 1964 definisce il fumetto come “arte  minore”. Ecco la frase incriminata: “Ora, anche solo in teoria, potremmo rispondere che da quando mondo è mondo, arti maggiori e arti minori, hanno potuto prosperare quasi sempre solo nell’ambito di un sistema dato che permetteva all’artista un certo margine di autonomia in cambio di una certa percentuale di ossequenza ai valori stabiliti”.

Forse è questo che da fastidio del fumetto.

Siccome il fumetto deve avere una affinità con i valori stabiliti nella gran parte della popolazione questo rende il fumetto il più popolare possibile.

A nessun editore piace vendere poche copie.

E a nessun critico d’arte fa piacere essere parte non di una elite ma di una massa.

Se poi consideriamo che proprio per la sua popolarità è facilmente preda del mondo dei ragazzi il gioco è fatto.

Continuerò a parlare di questo come di altri spunti sul prossimo forum.

Paolo Pompa

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